Olga Bisera
(attrice e giornalista)
Roma 13.1.2021
Intervista di Gianfranco Gramola
“Nel mio prossimo libro, che dovrei
iniziare fra un po’ nella mia casa nuova, sottolineerò molti rimpianti. Se
potessi tornare indietro, molte cose le farei in modo diverso”
Olga Bisera è nata a Mostar, il 26 maggio
1944. Nata col nome Bisera Vukotić, è stata attiva essenzialmente nel
cinema italiano come interprete di b-movie e di qualche film d'autore fra il
1967 e il 1982, recitando inoltre come Bond girl in La spia che mi amava. Come
scrittrice ha pubblicato “Vip e Co” – “Ho sedotto il potere” –
“Vip & Vip” – Medio Oriente. Una pace amara” – “Maktub".
Filmografia
Deca vojvode Smita (1967) - Ardenne '44, un
inferno (1969) - Beati i ricchi (1972) - L'uccello migratore (1972) - Super Fly
T.N.T. (1973) - Diario segreto da un carcere femminile (1973) - Ancora una volta
prima di lasciarci (1973) - Amore libero - Free Love (1974) - Un sussurro nel
buio (1976) - Culastrisce nobile veneziano (1976) - La vergine, il toro e il
capricorno (1977) - L'occhio dietro la parete (1977) - La spia che mi amava
(1977) - 6000 km di paura (1978) - La sconosciuta (1982) - miniserie TV, 4
episodi.
Intervista
Qual è l’ultimo libro che hai
pubblicato?
Luciano Martino, che è stato il mio
compagno, scriveva delle poesie su pezzettini di carta, un po’ a Roma e un
po’ in Africa, dove vivevamo. Dopo la sua scomparsa le ho raccolte e ho fatto
una bella pubblicazione che è piaciuta molto anche ai cineasti, Pupi
Avati e Enrico Vanzina, che hanno
scoperto un Luciano Martino meno arido di come si proponeva nella veste di
produttore e hanno scoperto questa sua vena poetica e romantica che non
sospettavano.
Sei un’attrice. Com’è nata la tua
passione per la recitazione? Hai qualche artista in famiglia?
Ho una cugina attrice e primadonna del teatro
di Zagabria. Io sono approdata al mestiere di attrice per puro caso. I miei
genitori non approvavano, a parte che io sono cresciuta senza padre, con
una madre molto rigorosa e molto moralista. Io sono dovuto scappare di casa a 14
anni, perché non andavo d’accordo con mia madre, con la famiglia.
Alcune mie amiche mi dicevano che assomigliavo a Grace Kelly e a Rhonda
Fleming e questo mi ha dato l’idea di fare l’attrice e allora sono andata
all’accademia di audizione di Belgrado. Da lì, per puro caso, è partita la
mia carriera, anche se non avevo ambizioni di questo tipo.
Da attrice a scrittrice com’è avvenuto
il passaggio?
Ho fatto l’attrice per tanti anni a
Hollywood, dove avevo le porte aperte nel cinema e un contratto anche con la
Columbia Pictures. Ma io non cercavo a tutti i costi la carriera, ma cercavo i
sentimenti e l’affetto che non ho mai ricevuto in famiglia. Dopo la
partecipazione al film di Sidney Pollack “Ardenne 44” (1969), dove avevo una
piccola parte insieme a Burt Lancaster e Peter Falk, per una storia d’amore
non riuscita, ho tentato il suicidio e lì si è troncata la mia carriera del
tutto. Allora sono venuta in Italia, erano gli anni ’70 e mi sono resa conto
che il cinema italiano era tutto diverso rispetto a quello di Hollywood, da quel
tipo cinema che volevo fare. Era tutto commerciale, tutte
le belle attrici straniere dovevano accettare i ruoli delle bellone che dovevano
subire un po’ tutto.
Le famose commedie sexy, con la Fenech,
Gloria Guida, ecc …
Tutte prodotte dal mio ex compagno Luciano
Martino, che è stato il loro pigmalione. Nel senso che lui ha inventato la
commedia sexy all’italiana e tutte quelle belle ragazze sono emerse grazie
alla moda di quei anni e dei suoi film. Io ho partecipato ad uno dei suoi film e
abbiamo litigato, perché in una scena dovevo spogliarmi e girare a seno nudo e
io ho rifiutato dicendo: “Non c’è nel contratto, ma tanto lei ha la Fenech
che si spoglia dall’inizio alla fine del film”. Da quel momento Luciano ha
avuto una grande simpatia per me e dopo 10 anni ci siamo messi insieme. Tornando
al cinema, ad un certo punto ho abbandonato le scene perché non mi davano più
soddisfazioni. Per me erano un sottoprodotto in confronto ai film che facevano
in America, con Maryl Streep, Faye Dunaway e altre attrici che avevano ruoli in
film veri, belli. I film italiani erano robetta, in confronto. E’ stata una
delusione e siccome a scuola scrivevo molto bene, sono arrivata all’idea di
fare la giornalista. Ho inventato una formula tutta mia, che mi ha aperto le
porte di un giornalismo di un certo livello e mi è andata bene grazie a questa
formula.
Olga Bisera con Luciano Martino
Che tipo di formula?
Per fare la giornalista mi serviva una
formula, un format del tutto nuovo e l’ho trovato: intervistare Capi di Stato,
Presidenti, Sceicchi e Re, parlando della parte meno conosciuta di loro, della
loro vita privata, della famiglia, degli hobby, delle loro passioni e interessi
fuori dal loro “ mestiere”. Insomma, scoprire l’altra faccia di questi
personaggi che governano il mondo, che poteva essere più interessante delle
loro dichiarazioni politiche. Corredando tutto ciò con delle foto adeguate in
privato. Ho indovinato il personaggio con cui iniziare e avere successo:
l’intervista con re Hussein di Giordania e sua moglie americana, appena
sposata (la mia era in esclusiva, perché era la sua prima intervista ai mass
media). La formula ha avuto una tale
presa che l’ho venduta in tutto il mondo, tutti la chiedevano.
Ho letto che hai posato per Playmen.
A quell’epoca era uno di quei must, una di
quelle regole, di quegli obblighi posare per Playmen. L’ha fatto la Loren, la
Cardinale che è un’amica e che ha molto pudore e l’hanno fatto tante belle
attrici.
Quindi non era per esibizionismo o per
vanità.
Assolutamente no. Era un passaggio obbligato
perché si doveva passare per questi giornali. Ma questo era il meno, c’erano
anche tanti altri compromessi, che se non li accettavi, non potevi avere
una carriera importante e questa è stata una delle ragioni per cui ho
detto basta. Perché volevo diventare padrona di me stessa e non volevo
accettare dei compromessi che non mi interessavano
per la mia carriera di attrice, che non avevo scelto, ma che era nata per caso.
Un tuo ricordo di Indro Montanelli?
Indro Montanelli è stato un grande anche per
il suo spirito libero, un personaggio unico e straordinario, un giornalista
eccezionale e sono stata molto orgogliosa quando ha accettato di scrivere
insieme ad Alberto Moravia la prefazione del mio primo libro “Vip e Co”.
Sono molto orgogliosa di questo libro, perché è stata la mia prima collezione
di interviste e avere queste due eccellenze nella prefazione, mi ha fatto molto
piacere.
Marco Pannella?
Pannella è stata una persona straordinaria,
un filantropo vero, uno che si è battuto fino all’ultimo per il bene della
gente, per i diritti umani e per le cose giuste. L’unica cosa che gli obietto
è quando ha aiutato a far eleggere Ilona Staller. Uno sfregio al Parlamento e
lui si è divertito a fare questo scherzo, che io non ho capito. Io l’ho
perdonato perché era un amico, una persona adorabile. Manca molto uno come lui.
Dicevi che hai conosciuto il tuo ultimo
compagno sul set di un film …
Ho conosciuto Luciano Martino sul set del
film “Vergine, Toro e Capricorno”. All’epoca lui stava con la Fenech già
da diversi anni e io in quel film avevo una partecipazione. Quando dovevo girare
quella scena di nudo che ti dicevo prima, ho bloccato la produzione per una
mattinata intera, appunto perché rifiutavo di spogliarmi. Alla fine abbiamo
trovato un compromesso. La Fenech diceva a Luciano: “Cacciala via dal set”.
Invece lui, questa mia ribellione, questa mia moralità, gli è piaciuta. Invece
di cacciarmi, ha accettato il mio compromesso, che era quello di comprarmi una
bella sottoveste di pizzo, molto carina, da “Brighenti” (via Frattina), così
potevo spogliarmi fino a quel punto, senza far vedere il seno o altro. Lui mi ha
solo rimproverato, dicendomi: “Ma tu hai appena fatto un film alle Seychelles,
dove hai girato una scena tutta nuda, su un cavallo, che correva sulla
spiaggia”. Cosa vera, perché
avevo girato “Amore libero” (Free love) qualche mese prima. Io ho risposto
che quella era una scena artistica, perché si trattava di un film d’evasione.
Una scena di quel tipo in una delle isole delle Seychelles, piena di poesia e di
bellezze naturali, con una donna che galoppava senza fronzoli addosso, su un
cavallo bianco, simbolicamente aveva un grande significato. Rappresentava la
libertà, la poesia, la mancanza di ipocrisia e tutte le cose belle che oramai
abbiamo perso nella vita. Questa è stata la mia risposta a Luciano Martino.
Spogliarmi nel film per avere un seno nudo in più, mi sembrava non ci fosse una
giustificazione per farlo e io non lo vidi come una cosa
artistica, ma come una cosa pornografica.
Hai lavorato anche in un film di James
Bond.
Io dovevo fare la protagonista del film “La
spia che mi amava”, perché in quel periodo frequentavo il produttore
esecutivo della United Artists, con il quale ho litigato, e lui per vendicarsi
è andato nella mia stessa agenzia e ha chiesto un’altra attrice e mi ha
sostituito con Barbara Bach.
Perché avete litigato?
Lui voleva sposarmi, ma siccome io volevo
lavorare e costruirmi una carriera e quindi essere autonoma ed indipendente, ed
inoltre lui non mi piaceva fino al punto di sposarlo, lui ci è rimasto talmente
male che al mio rifiuto si è vendicato sostituendomi nel film. Lui per
umiliarmi mi ha offerto una piccola partecipazione con Roger Moore, che io ho
accettato senza problemi, perché ho sempre pensato che in qualsiasi lavoro
serva la gavetta e debba fare esperienza. Allora ho preteso di essere pagata
bene, i viaggi a Il Cairo, dove giravamo le scene, e l’hotel di lusso. Gli ho
dato un forfeit in questo modo.
Come ti ha conquistata Luciano?
Io e Luciano ci siamo incontrati 10 anni dopo
quel film dove mi rifiutavo di spogliarmi. Lui si era lasciato con la Fenech, io
ero libera e quello che mi è piaciuto in questo uomo maturo è stata
l’intelligenza. Moravia diceva che l’intelligenza è bellezza vera.
L’intelligenza, la sensibilità, la fantasia, la creatività sono i requisiti
che servono per conquistare un uomo o una donna.
A parte per Luciano Martino, hai mai
pianto per un uomo?
Si, ho pianto per un uomo che era in America,
io volevo che mi sposasse, e per lui ho tentato il suicidio. Più piangere di
così. Era un uomo che aveva 20 anni più di me, un produttore importante che mi
voleva aiutare nella carriera, ma non poteva sposarmi perché io ero una
ragazzina e non avevo neanche 20 anni. Dalla Jugoslavia mi ero trapiantata in
America, avevo una mentalità all’antica, ero sola, indifesa e non avevo
nessuno che mi consigliava a vedere il mondo in modo diverso.
Nel tuo libro “Ho sedotto il potere”
racconti sei storie dove seduzione e potere si intrecciano. Ma tu ami di più
sedurre o essere sedotta?
Sedurre o essere sedotti per forza si pensa
all’amore. Io l’amore purtroppo non l’ho mai vissuto, perché ho avuto un
episodio infelice nella mia famiglia, con il mio patrigno, che mi ha
perseguitato fin da bambina, che mi ha tolto per sempre il gusto dell’amore,
della complicità sessuale e affettiva, perciò io non sono mai riuscita ad
innamorarmi. Perciò questa tua domanda, non vale.
Hai avuto parecchie relazioni. Ti hanno
mai dato della mangiauomini?
Non sono mai stata una mangiauomini e non è
che ho avuto tante relazioni, perché come ti ho detto prima avevo questo
handicap affettivo. Non c’ho mai creduto e saputo cos’è l’amore. La mia
vita intima la considero un fallimento, perché oggi sono sola, con i miei
cagnolini, non ho un uomo accanto e Luciano purtroppo dopo 10 anni che stavamo
insieme, è scomparso fra le mie braccia, mentre lo portavo con l’aereo a
Nairobi. Questa, dal punto affettivo, è stata la storia più profonda che ho
vissuto.
Se avessi davanti a te Luciano, cosa gli
diresti?
Gli direi di perdonare il brutto carattere
che lui criticava sempre. Però lui mi perdonava dicendomi che ero troppo buona
e generosa.
Pentimenti?
Ho avuto la fortuna di incontrare Luciano e
con lui ho vissuto una bella storia, però il mio più grande pentimento o
rimpianto è stato quello di aver abbandonato e non aver sposato a Parigi,
quando me l’ha chiesto, James Mancham. Poi ci siamo riappacificati, è venuto
alla presentazione dei miei libri, siamo andati a trovarlo con Luciano alle
Seychelles, lui è venuto a Roma a trovarci. Quello era un uomo da sposare,
perché era molto generoso. Era ingenuo, nonostante fosse un politico, ma un
politico fatto di un’altra pasta, rispetto ai politici dell’occidente,
tant’è vero che gli hanno fatto un colpo di Stato e lo hanno defenestrato
perché era troppo ingenuo, troppo onesto, troppo perbene. Ha pubblicato molti
libri, molte poesie e ne ha scritte alcune anche per me. Un mio grande rimpianto
è che forse la sua vita e anche la mia, poteva avere un altro percorso se
avessi accettato di sposarlo e vivere alle Seychelles con lui. Lui se lo
meritava. Ho moltissimi rimpianti. Nel mio prossimo libro che dovrei iniziare
fra un po’ nella mia casa nuova, sottolineerò molti rimpianti. Se potessi
tornare indietro, molte cose le farei in modo diverso.
Sto leggendo il tuo Vip e Vip, dove hai
intervistato un centinaio di personaggi. Come hai scelto i personaggi che poi
hai intervistato?
Ho scelto quelli che mi incuriosivano e
talvolta quelli che mi capitava di incontrare nel mio percorso, come quella con
Mohamed Ali, incontrato a Baghdad mentre aspettavamo l’udienza con Saddam
Hussein.
Un personaggio che ti ha colpito molto?
Mohamed Ali alias Cassius Clay è forse il
personaggio più straordinario che ho intervistato e incontrato: aveva già il
Parkinson e non era più quel “attore” presentato dai mass media ma un
(bellissimo) uomo saggio e generoso che mi salvò dalle grinfie di Uday, il
figlio mezzo pazzo di Saddam.
Olga Bisera con Oscar Luigi Scalfaro,
politico, magistrato ed nono Presidente della Repubblica
Un personaggio che ti ha deluso?
Chi mi ha più deluso? Indira Ghandi. La
pensavo una donna, filantropa e buona, mentre era una donna cattiva brutta e
senza cuore. E anche bugiarda: era venuta da Pertini a chiedere gli aiuti per la
sua gente affamata, cosa che ha ottenuto, ma subito dopo e andata a Parigi per
acquistare con quel denaro, aerei da guerra, i Mirage ...
Ancora la disprezzo.
Ho visto su facebook
il tuo “bazar”. Com’è nata questa idea?
Il Bazar è nato perché ho molte cose carine
che non mi servono, che non uso più. Con il tecnico che lavorava per Luciano
Martino abbiamo pensato di aprire questo bazar che ora è bloccato per via del
covid, ma riapriremo appena possibile, quando tornerà la normalità. E’ un
divertimento, una cosa che può essere simpatica. Ho già regalato tante cose e
alcune le ho messe in vendita a prezzi bassi.
Ho letto che hai il brevetto da pilota.
Negli anni ’70 parecchie attrici avevano
iniziato a prendere lezioni di volo. C’era Eleonora Vallone, Virna Lisi e
altre. Io invece sono arrivata a questo perché a quei tempi facevo dei film in
Africa e anche con il mio ex compagno ho fatto alcuni voli. Erano voli charter,
e i piloti che portavano i Cessna ai safari in Africa, erano ex piloti in
pensione. Loro erano molto tranquilli, liberi e ad ogni sosta negli aeroporti,
si prendevano due o tre whisky. Poi salivano in aereo e facevo delle picchiate e
delle discese che ci facevano stare male. Io ho anche pianto. Ricordo Angelo
Frontoni che era lì con me, era pallidissimo e molto impaurito. Tornata in
Italia ho pensato che se dovevo fare
questi voli e viaggiare per il mondo dovevo iscrivermi ad una scuola per
diventare pilota e sono stata l’unica che ha preso il brevetto fra queste
attrici che ti ho nominato, perché hanno abbandonato. Questo del brevetto è un
altro dei miei orgogli di cui vado fiera, perché è stata una delle mie
conquiste.
Come ricordi il primo volo come pilota?
Non dimenticherò mai il mio primo volo da
sola, cioè quando il mio istruttore uscendo dalla cabina mi disse: “Adesso
vai”. Io mi sono trovata da sola e con una
enorme responsabilità nei confronti della mia vita. Allora ho preso un
bel respiro, mi sono allineata sulla pista dell’aeroporto dell’Urbe, dove
prendevo le lezioni. Mi sono concentrata e sono partita ed è andato tutto
benissimo. Quello è stato un momento della mia vita di cui mi sento molto
orgogliosa, perché è stata un’impresa quella di vincere coscientemente una
paura tremenda, imparando a volare per la prima volta da sola. Un’emozione
unica, Gianfranco.
Il cinema ti ha portato in America e poi
in Italia. Come ricordi l’impatto con Roma?
Era estate e ricordo che c’era una canzone
allegra che si sentiva da tutte le finestre aperte che era “La prima cosa
bella” di Nicola di Bari e Roma era fantastica. C’era il boom economico,
c’era la Dolce Vita e via Veneto, c’era il Jackie O', c’era allegria
dappertutto. Era un momento magico che non tornerà mai più. L’impatto
con Roma è stato meraviglioso e indimenticabile.
A quei tempi Marina Ripa di Meana era la
regina delle notti romane.
Marina l’ho conosciuta quando ho fatto
l’intervista a Moravia. Lo scrittore d’estate affittava una casa a Venezia
insieme a Carlo Ripa di Meana, che a quei tempi frequentava Marina. Così ci
siamo conosciute e frequentate per un certo periodo e lei mi manca molto, perché
a dispetto della gente che la criticava, lei era una donna molto intelligente,
unica, stravagante e molto coraggiosa. Certamente ambiziosa e anche un po’
esibizionista, però non gli mancava un’acuta intelligenza. Era una donna da
ammirare e sicuramente una donna che ha fatto epoca. L’ho vista composta e
tranquilla solo al capezzale. Ha scelto con coraggio una fine sensazionale,
perché voleva uscire di scena come aveva vissuto, in modo da farsi ricordare.
Da morta era bella ed elegante. Mi manca molto.
Olga Bisera con i suoi amati cagnolini
Nei primi anni che eri a Roma. com’era
via Veneto e la vita notturna romana?
Via Veneto ai tempi dolce vita era piena di
personaggi di tutto il mondo, il Jackie O e altri locali vicini erano aperti
notti intere. C’era molta gioia di vivere e succedeva di tutto. Scene di
gelosie, dame scalze brille che ridevano e tradivano noncuranti di paparazzi che
le fotografavano e seguivano ovunque.
C’era anche il famoso salotto di Marta
Marzotto. L’hai frequentato?
Marta Marzotto era egoista, egocentrica e non
mi piaceva. Non mi ha mai voluto invitare nei suoi salotti per gelosia, perché
Moravia mi aveva chiesto di sposarlo. E lei voleva sfruttate la sua amicizia
senza donne in mezzo.
In quali zone hai abitato a Roma?
Ho cambiato parecchie abitazioni, fino a
quest’ultima, che è un villino che va bene anche ai miei due cuccioli, due
volpini, ai quali mancava un giardino privato per loro, perché quello
condominiale non andava bene e non era curato. Con Luciano Martino stavo ai
Monti Parioli, poi ho abitato nel complesso residenziale “Il Prato della
Signora” sulla Salaria e a piazza Vescovio.
Com’è cambiata Roma rispetto a quando
sei venuta a viverci?
Questa Roma non mi piace più e per fortuna
che mi sono spostata un po’ fuori Roma, adiacente alla città, dove non ho più
a che fare con il traffico e con lo stress e con tutto quello che è oggi Roma.
Questa città non mi piace affatto. Quanto mi piaceva negli anni ‘72/’73,
anni meravigliosi. Adesso è l’opposto.
La cucina romana ti ha conquistata?
La cucina romana penso che conquisti tutti.
Purtroppo mi ha fatto perdere la linea (risata). Ma anche i vini italiani sono
fantastici e sono migliori anche di quelli francesi, anche se i
francesi non sono d’accordo. Io non ho mai bevuto il vino perché mi
faceva schifo, era amaro e non lo gustavo, invece in Italia, oltre alla buona
cucina ho cominciato ad apprezzare e a gustare anche del buon vino.
Tradiresti Roma per vivere in un’altra
città?
Infatti l’ho fatto. Io ero innamorata di
Roma, quella che ho conosciuto quando sono arrivata dall’America. Dalla Roma
di oggi, con molta disinvoltura, ne sono uscita e me ne sono scansata, trovando
la mia privacy nella mia nuova casa, in un piccolo borgo che non ha molti
contatti con Roma. Io rinnego questa Roma, che hanno devastata, ridotta male
totalmente. E’ irriconoscibile.